Perché in rete

Io vengo da un’altra epoca. Quando avevo 19 anni e superai “per il rotto della cuffia” l’esame di maturità era il 1968. In Italia si respirava allora un’aria frizzante e turbolenta nella quale guizzavano mille e più idee di rinnovamento culturale, politico e spirituale. Il tutto frammischiato e confuso in un insieme che risultava tuttavia saturo di energie vitali e, comunque, molto stimolante.
Si! Quella era l’epoca in cui nuove idee e nuove speranze circolavano liberamente per la strada. Bastava uscire di casa per incontrarle. Chi più chi meno, tutti noi giovani sentivamo l’urgenza di impegnarci e, passando attraverso una nostra personale maturazione, “rifare il mondo” e renderlo più giusto, più buono e più bello. Inutile dire che le nostre speranze di allora sono andate completamente deluse e che, in un modo o in un altro, tutti noi abbiamo partecipato al degrado morale, culturale, politico ed economico che caratterizza la realtà nella quale oggi viviamo.  E se proprio non abbiamo partecipato attivamente a tutto ciò, come minimo siamo stati complici silenziosi di quanti, con noncuranza, hanno invece deciso di cavalcare le sinergie negative che hanno partorito questa nuova, scellerata società. In un’epoca di così grandi cambiamenti, in un mondo come il nostro devastato da guerre sporche, terrorismo religioso, disastri ambientali, inquinamento, esaurimento di molte risorse energetiche, crollo dei mercati finanziari, disoccupazione, sovrappopolazione, criminalità comune, tensioni razziali ed egoismi sfrenati, ben poche speranze sono rimaste al singolo individuo. E se qualche anelito è sopravvissuto ci pensano i “mass media” a renderlo inoffensivo. Con una miriade di informazioni contraddittorie, quasi tutte false, ancorché ammantate di obiettività scientifica, e l’invito a partecipare senza pregiudizi a questa cultura del superficiale, dell’estetico, del lieto fine, del disimpegnato, della leggerezza, dell’apparire ad ogni costo e con ogni mezzo pur di emergere dal vuoto dell’anonimato che altrimenti tutti ci avvolge. Questa è la società liquido-moderna descritta da Zygmund Bauman, nella quale fantasmi, ansie e paure di ogni tipo circolano liberamente nell’inconscio collettivo. L’essere umano sta molto male… anzi peggio. E naviga confuso in un mare di informazioni che annullano qualunque reale comunicazione.

Come già detto, ho avuto la fortuna di nascere in un’altra epoca, distante anni luce da quella attuale. Da bambino giocavo per la strada (nel centro di Roma!), avevo 6 anni quando in casa nostra comparve la televisione e 10 quando i miei genitori acquistarono la loro prima automobile.
La mia formazione scolastica e professionale è stata perciò lenta, capillare, metodica e approfondita. E mi ha concesso una posizione di privilegio conoscitivo che, se da una parte mi ha permesso di prevedere anzi tempo la decadenza epocale di questo ultimo decennio, dall’altra, mi ha rinchiuso in una sorta di sdegnoso e aristocratico snobismo. Due lauree, un training di formazione in psicologia del profondo, un master in bioenergetica, uno in psicologia transazionale e uno in ipnosi clinica… 35 anni di pratica psicoterapeutica e un considerevole numero di eterogenee esperienze di vita mi facevano sentire sufficientemente accreditato e bastante a me stesso da esonerarmi dal confronto sia con il tecnicismo informatico emergente, sia con i nuovi stili e modelli comunicazionali.

Ovviamente sbagliavo! Stavo rischiando il solipsismo assoluto.

La Vita, con la sua imprevedibilità, mi ha portato davanti allo specchio e mi ha costretto a guardarmi negli occhi. Mi ha costretto a riconoscere che, anziché tentare di cavalcare la tigre – come mi era stato insegnato – mi ero tenuto lontano dalla sfida. Che mi ero isolato in una gabbia e da lì, sdegnoso, osservavo il mondo nel quale la tigre imperversava. Poi la Vita – sempre lei – mi ha costretto ad aprire la gabbia e ad accettare la sfida. Non che io oggi creda di possedere chissà quale potere o strategia per tenere testa alla tigre o infliggerle una qualche significativa ferita. Però posso aggrapparmi al suo pelo e tentare di cavalcarla insieme a quanti altri, da molto tempo prima di me, hanno creduto di doverlo fare. Staremo a vedere dove la sfida ci condurrà.

Ecco… entrare in Rete, per me, ha assunto questo significato: Cavalcare la Tigre e testimoniare, apertamente, altre idee, altri pensieri, altri progetti, altre speranze da quelle stereotipate che la tigre promulga.
“Nel Mare Magnum di Internet – scrive il mio collega Nicola Ghezzani – è comparso nel corso degli anni uno strano tipo di umanità. Ovunque strani personaggi con il cervello mutato raccolgono e tessono con le loro tastiere le informazioni di prima mano che hanno sulla realtà; quindi le inviano in Rete, come messaggi in bottiglia da isole sperdute, o pulsazioni elettromagnetiche sparate nell’etere.”
Lo devo ammettere… stavo rischiando di perdere il contatto con questa Mutazione Culturale Emergente, sconfitto non tanto sul piano delle idee, bensì su quello degli strumenti tecnici necessari a testimoniare oggi la propria presenza nel mondo. Non so se, e quanto, riuscirò a recuperare del tempo perduto. Posso solo promettere a me stesso, e a quanti vogliano raccogliere la mia promessa, che nei limiti delle mie capacità – che sono pur sempre quelle che sono – cercherò di restare in gioco e di contribuire alla sfida sempre in corso tra le forze della coscienza umana e quelle dei suoi Oppositori. Questo avevo scritto agli inizi del 2010, quando mandai in rete il mio primo vecchio sito…

Oggi, alla metà dell’anno 2021, il mondo sta cambiando, di nuovo…

Anzi, il mondo è già drasticamente cambiato e l’Uomo con lui.

Quali che siano i motivi di questo immane cambiamento – una epidemia virale emergente o un colpo di Stato Mondiale – di fatto tutta una serie di modalità comportamentali, culturali ed esistenziali che avevano millenni di storia alle spalle, sono stati spazzati via e stanno per essere via via sostituiti da altre modalità, radicate nella virtualità digitale.

Il passaggio a quello che oramai viene definito il TRANSUMANESIMO, se proprio non si è ancora compiuto, sta comunque per essere realizzato.

Tutto con la complicità inconsapevole di milioni di uomini e donne la cui attività di pensiero sembra essersi del tutto spenta di fronte alla paura della Morte generata ad arte da quei pochi che hanno inteso sfruttare (se non addirittura produrre ed amplificare) gli eventi storici di cui stiamo parlando. Pochissimi sembrano essersi accorti che il baratto: “sicurezza = perdita dei diritti” non assicurerà la vita, bensì solo la non-morte come quella del tristemente noto personaggio del terrore, Dracula. Non più la Vita – che implica libertà di pensiero e di parola, libertà di credo politico, filosofico e religioso, nonché libertà di incontri e di viaggiare nel mondo – quanto piuttosto la sua parvenza, ottenuta rinunciando come se nulla fosse a tutto ciò per cui milioni di uomini si sono battuti e sono morti nel corso della storia perché noi potessimo averla.

Qualcuno tuttavia resite. Magari nell’ombra, in silenzio, senza dare troppo nell’occhio.

E cerca Altri che, come lui, avvertano il disagio di questa epoca orribile ma posseggano in più una conoscenza scientifica e spirituale rigorosa, perché fondata su un “pensare” diverso da quello astratto e riflesso che domina in tutti i settori del “sapere” umano. Una conoscenza, perciò, in grado di orientarli… e di dar loro un minimo di stabilità.

Io sono uno di quelli che da anni si sforza di percorrere questa diversa via. Cercatemi… e cercherò di condividerla.